99 scono ; e quantunque la sapienza del Senato con le sue ben maturate deliberazioni cerchi di proteggerlo come base dell’ agricoltura, delle arti e delle ricchezze, nonostante tutto va cadendo nell’ estremo abbandono. Dimenticate le antiche costanti massime e leggi che formarono e formerebbero uno stato di grandezza ; suppeditati da’ forastieri sino nelle viscere della nostra città ; spogliati delle nostre sostanze, non vi è tra cittadini e tra sudditi un’ ombra degli antichi nostri mercanti ; non vi è più la reciproca fede, mancano i capitali, non nella nazione, ma nel giro del commercio, e servono piuttosto a mantenere la mollezza, il soverchio lusso, gli oziosi spettacoli, i pretesi divertimenti ed il vizio, anziché a sostenere e ad accrescere l’industria eh’ è la madre del buon costume, della virtù e dell’ titile nazionale commercio. Questo è il massimo de’ nostri mali, che ci condusse, malgrado gli aviti esempii e le prime nostre costituzioni, persino ad adottare il pregiudizio de’ Romani e dei Barbari, che soggiogarono le più belle provincie d’ Europa, i quali hanno riguardato le arti, la navigazione, il commercio, come un disonore alle più illustri loro famiglie, che altra gloria non han conosciuto che 1’ armi e le conquiste ; con questa differenza però che quelle nazioni, maneggiando 1’ armi, migliorarono i loro interessi, ma a noi mancano e le armi e 1’ antico commercio, e con ciò ogni fonte di profitto. E sorprendente come l’uomo socievole possa supporre che apporti titoli alla nobiltà l’esercizio dell’ armi che distrugge le popolazioni, e denigri il carattere nobile il commercio, che le nutrisce, che scioglie dalla barbarie, e v" introduce le arti e le scienze ; al quale le intiere nazioni sono debitrici della lor sussistenza, non solo, ma della coltura, della ricchezza e nobiltà delle anti-