28 altre chiese visitava in altre giornate, o per rendimento di grasrfe, o in memoria di fausti avvenimenti, o per semplice adorazione, recandovisi nei così detti Peatoni, splendide barche tutte al di fuori dorate, contenenti comodamente più di cinquanta persone in una specie di sontuosa sala, con finestre a cristalli e cortine, e con ricchi sedili. Tale era la visita che il doge faceva il dopo pranzo del giorno di Natale all’ isola di san Giorgio per venerare le reliquie di santo Stefano trasportatevi 1’ anno 1109 da Costantinopoli sotto Ordelafo Falier. L’isola di san Giorgio, detta anche dei cipressi per l’abbondanza che allora avea di questi alberi, chiamavasi altresì Meni mia, perchè avea appartenuto in gran parte al doge Tribuno Menano. Amenissima per sito, prospettando da una parte la Piazzetta di s. Marco coi suoi edifizi, dall’ altra la dogana e il Canal grande; dalla parte di ponente verso garbino l’isola della Giudecca coi suoi vasti giardini, a mezzo giorno da lungi il porto di Malamocco, poi quello del Lido a levante ; circondata tutt’ all’ intorno da parecchie belle isolette, come quelle di santa Maria delle Grazie, Santo Spirito, s. Servilio, sant’ Elena, s. Clemente e san Lazzaro (1), invitava spesso i Veneziani a cercare ne’suoi vaghi e spaziosi giardini sollievo all' affaticata mente, e libero sollazzo. Pareva magico incanto passare sì rapidamente dalla romorosa città al silenzio ed alla quiete dei campi. Ma nella sera di Natalo l’isola presentava uno spettacolo tutto nuovo. Scesa la notte, entrava il doge co’ suoi consiglieri, coi capi della Quarantia, coi Savi del Collegio, con altri magistrati nelle sontuose peote, e preceduto da molte barche illuminate, e seguito da innumerevole stuolo di altre d’ogni maniera che coprivano il Canale, (!) Cicogna, Iscrizioni V. 243,