43 L’ ultima domenica di carnovale davasi una caccia a toro sciolto nella corte di palazzo. Le gradinate erano erette sotto i portici che la circondano, ed una rete fer mata alla base dei pilastri si alzava a difendere gli spettatori comuni, mentre posti distinti in forma di piccole loggie erano riservati nelle superiori gallerie, pagandosene il prezzo a un ducato, cioè lire otto veneziane (4 fr.). Cacoia pericolosa era codesta e che richiedeva grande destrezza nei combattitori, a cui salvamento facevansi certe alzate di legno nel sito delle cisterne pel caso che si trovassero furiosamente inseguiti. Altra occasione al popolo di far bella mostra di forza e di destrezza porgevano le tanto famose Regate (1). Introdotte, dicesi, almeno nella loro forma solenne, sotto al principato del doge Giovanni Soranzo nel 1315 (‘2), consistevano propriamente in una gara tra i barcajuoli, a chi potesse più velocemente raggiungere la prefissa meta, e conseguire l’unitovi premio (3). Ma tale semplice esercizio venne di mano in mano acquistando l’aspetto d’imponente spettacolo per la magnificenza che 1’ accompagnava. D’ ordinario davasi alla venuta di qualche principe. Cominciava (4) dalla corsa dei battelli ad uno o due remi; talvolta eran pure le donne di Pellestrina e di Chioggia che vestite della lor foggia nazionale, con un cappello di paglia in testa, facevan anch’ esse la regata, (1) Se ne trova cenno fino dai tempi della istituzione della festa delle Marie. (2) Dicono, per distrarre il popolo dal malumore prodotto dalla congiura Tiepolo. Piuttosto crederei nello stato d’abbondanza e floridezza in cui allora trovavasi Venezia. Vedi t. Ili, p. 103. (3) Vedine la bella descrizione nel romanzo della contessa Giu-Rtiniana Wynne Rosemberg : Il trionfo dei Gondolieri. (4) Giustina Michiel; VI, 181.