76 sti d’ ordinario confondono la massa della nazione cogl’individui, o suggerire i mezzi di promuovere possibilmente la comune prosperità. « La popolazione, ei dice, si mantiene, aumenta e diminuisce sempre più proporzionalmente ai beni mantenuti, cresciuti o scemati avanti, ma non mai la popolazione precede i beni. La popolazione dipende dalla maggior o minor libertà che gode un popolo. Le popolazioni diminuiscono colle imposte eccessive e colla schiavitù. Le case di lavoro provedono alcuni e sprove-dono più altri». Considerava le grandi ricchezze tra le mani di pochi come la causa della povertà del più gran numero di persone e spesso ancora come quella della loro oppressione. Per questo disapprovava tutt’ i provvedimenti proposti dagli economisti, e che secondo lui condur do-veano inevitabilmente a questo fine. Vorrebbe all’ opposto una maggiore distribuzione delle ricchezze, essendo d’ avviso che la popolazione e la felicità dipendano dalle ricchezze moderate e nazionali. Del resto ei proclamava arditamente la massima fondamentale di Smith e Quesnay: lasciate fare. Molte sono le sue opere, tra le quali nomineremo : Errori popolari intorno alla economia nazionale considerata nelle presenti controversie tra i laici ed i chierici in ordine ai possedimenti dei beni (1771). — Dei fidecommissi. — Della religione e del governo dei popoli. — Ragionamento delle scienze utili e delle dilettevoli per rapporto alla felicità umana, ecc. (1). Studi! così severi non bastarono però mai a renderlo alieno ai piaceri della musica, onde scrisse alcune Riflessioni sopra i drammi per musica, con una nuova azione drammatica, libri tutti che in mezzo a molti para- (1) Raccolta degli Economisti italiani, t. XXI, e seg.