326 il dolce diritto di chiamarci più figli ancora che sudditi del suo paterno imperio ; la gloria di appartenere ad un principato che colla sua sapienza e col vigore de’ suoi consigli resosi vittorioso di tutte le vicende e del tempo distruttore, tende colla sua costanza ad una durata immortale ; il sentimento geloso della nostra sicurezza dipendente dalla prosperità del nostro dilettissimo governo, senza cui saremmo confusi miseramente nelle sciagure di tanti popoli che con un gemito solo che risuona per tutta 1? Europa, attestano la somma differenza dalla nostra fausta sorte ; tutte queste considerazioni importantissime esigono che nei bisogni e pericoli dello Stato si sveglino tutti li membri, e con calore e prontezza da figli corrano li sudditi a circondare colle loro vite V adorato principe, offrendo sè stessi alle saggie di lui disposizioni nel comune periglio per una efficace difesa, e presentando 1’ i-dea a' una devozione amorosa alla sua legge e d’ un consenso che atto sia a frenare gli occulti nemici, li quali pensassero di turbare uno Stato, che oltre li suoi mezzi potenti è munito delia prima salda forza degl’ Imperii, di quell’ amore inestinguibile che nasce dalla persuasione e felicità dei sudditi. Per questi oggetti sentiti profondamente dagli abitatori delle infrascritte valli, e dai corpi infrascritti del piano, e con tanta rapidità ed ardore abbracciati dai rispettivi Consigli, essi hanno colle unite porti spiegato il vivo desiderio di spendere il sangue e la vita in difesa del principe, con uno sforzo degno di noi e di quella devozione pervenutaci in retaggio dai nostri maggiori. In vigore però delle risoluzioni prese dalli consigli suddetti, e della facoltà data a noi infrascritti difensori e sindici generali di dette valli e corpi del piano, dopo un esame maturo delle nostre forze, resta unanimamente preso e stabilito : Che riservato di fare un giusto riparto cal-