431 schiera stanziava a Bressanone. A Joubert, stretto altresì da un’ altra parte dai monti, non restava altro scampo che per la valle del Puster, e con somma bravura riducevasi a Villaco (5 aprile). Laudon entrava in Trento e Rove-redo, ma la congiunzione di Joubert col centro dell’ esercito erasi operata, e questo centro continuando vittoriosamente il suo corso occupava Klagenfurt, e da San Veit spingeva un corpo nella direzione di Marburgo sulla riva della Drava. Il 5 aprile, già impedita la congiunzione di Kerpen col grosso dell’esercito austriaco, retrocedeva l’arciduca Carlo alla difesa di Vienna che già trovavasi minacciata, i Repubblicani entravano in Judenburgo, e Bonaparte, piantatevi le stanze, attendeva colà non senza impazienza la riunione di tutte le sue divisioni. Bernardotte che avea seguito il nemico sopra Lubiana, si avvicinava a marcie forzate per Neumarkt e Klagenfurt, e a questa città era altresì prossimo Joubert che vi si dirigeva da Villaco. Così Bonaparte sembrava avesse a tentare tra pochi giorni l’ultimo colpo che doveva schiacciare l’Austria, ma che poteva parimenti, in caso di non propizia fortuna, riuscire sommamente disastroso alle armi di Francia, quando il 7 arrivavano al campo di Judenburgo i plenipotenziarii austriaci conte di Bellegarde e Merfeld insieme col Marchese del Gallo domandando una sospensione d’armi per trattare, giusta l’offerta fatta dallo stesso Bonaparte con una sua lettera del 1. aprile al principe Carlo. Questa lettera derivava dalla lentezza del Direttorio nel mandargli snssidii di truppe e di danaro, e dall’ ambizione di Bonaparte di aggiungere alla gloria del conquistatore, quella del pacificatore (1). Così stavano le cose, quando importantissimi avvenimenti succedevano nello Stato veneziano. (1) Thìers, Histoire de la Revolution Libro XXXV.