34 mensa con isquisite e abbondanti vivande. Da principio usava assistervi il doge, ma ^dappoiché questi una volta trovandosi impedito per malattia, si fu fatto surrogare dal suo Cavaliere, o gran maestro delle cerimonie, l’uso ancbe in seguito continuò, facendo per altro sempre servire quella buona gente in vasellami d’ argento per mano degli scudieri ducali. Nel partire era loro permesso di seco asportare i rilievi del pranzo, regalati inoltre di buona quantità di confetture e di un garofano, eh’ essi al paro dell’ elegante panierino di confetti e fiori che si distribuiva ai gentiluomini nei solenni Banchetti, donavano alla prediletta del cuore. Dei quali solenni Banchetti, che cinque erano all’ anno, nei giorni di s. Marco, dell’Ascensione, di s. Yito, di s. Girolamo e di s. Stefano, grande era la magnificenza, e per quel lodevole costume che accomunava il popolo a tutte le feste, e a quanto formava lo splendore della patria, rappresentando quasi una sola concorde famiglia, vedeasi folla immensa, plaudente, accorrere a godere dello spettacolo. Era la sala detta appunto dei Banchetti sfarzosamente illuminata, le tavole imbandite facevano vaga e sontuosa mostra di argenteria, ammirabile p®r ricchezza e lavoro. L’arte di Murano colle nuove invenzioni del Briati vi faceva principale spicco pei suoi finimenti di cristallo a colori rappresentanti le imprese, le vittorie, i veneti trofei. Fra la turba del popolo che accalcavasi a vedere ed ammirare si trovavano di frequente avviluppati nel grazioso incognito di tabarro e bauta gli Ambasciatori che ancora non erano stati presentati a corte, ed altri ragguardevoli personaggi forestieri. E il buon popolo veneziano, senza mai spogliarsi del sentimento del dovere e del rispetto, avvicinavasi con fiducia a quelle