IV. a59 Teatro delia Fenice. ■—• L’ Ultimo giorno di Pompei, parole del signor Tottola, musica del signor maestro Pacini (*). Lo spartito del maestro Pacini non ha fatto sabbato sera una grande fortuna. Le cagioni son molte e varie, e alcune accidentali ed estranee. Il pubblico avido di novità e di diletto, quel pubblico che per un buono o mal vezzo erasi da lunghi anni assuefatto a non appagarsi a questi giorni d’altro che di vergini note non colte ancora da nessun orecchio, muove in folla e impaziente al teatro, s’ alza la tela, e che ascolta? i! Coro della Caritea : tal quale pareva ancora d’udirne: Non langue mai, non langue mai. Esce la Carradori, Ottavia; il pubblico le fa quelle feste che potè maggiori e che bene si convenivano alle onorate memorie per essa fra noi lasciate: scioglie la voce soave; ma ahimè! tutti sanno a memoria quelle note chc avevano già stancato ad uno ad uno l’eco di tutti i nostri teatri. A. questo s’aggiunga quel buon popolo di Pompei vestito in abito di sì gran confidenza, e come a dire alla carlona; quei passi che sì fran- (*) Gazzetta del 16 gennaio 1802.