383 blica tranquillità turbata in Verona per colpa dei nobili e del clero ; che varii Francesi erano stati assassinati ; perfino la vita di alcuni generali essersi trovata minacciata, senza che fatta fosse la dovuta giustizia ; che gli abitanti si comportavano assai male, e in modo ben diverso da quelli di Brescia ; che colà il Rappresentante veneto teneva provveduto 1’ esercito di tutto l’occorrente, mentre da quello di Verona poco venivagli somministrato, ed a stento, e di cattiva qualità ; da ciò derivare il gran numero degli ammalati negli ospedali : « prorompendo quindi in espressioni assai determinate e veementi, e poco forse computando 1’ enorme quantità di generi anche in ieri richiesti, domandò in voce non solo, ma in iscritto pur anche, che nel termine di ventiquattro ore venissero da Verona fatti passare a Peschiera altri mille quintali di farina, seimila pinte di acquavite, e che entro la giornata fossero posti a disposizione del commissario ordinatore dugento muli da basto e sessanta cavalli da tiro, oltre ad altri novanta pel servigio delle barche sull’ Adige ; che se questi non esistessero, soldatescamente diceva, si dovessero staccare i cavalli dalle carrozze degli abitanti, protestando che se la città non somministrasse prontamente quanto occorreva, 1’ avrebbe caricata d’ una imposizione di tre milioni, e ciò ripeteva più volte con somma energia. Ritornando poscia alla quiete della città, che volle riguardare come turbata, domandò con insistenza i motivi per che fosse stata rinforzata la guardia alle porte ; che il procedere dei Veneti era equivoco, che il ministro francese in Venezia era pasciuto di parole amichevoli, ma i fatti non vi corrispondevano ; che se il governo intendeva di far guerra, la sua repubblica non esiterebbe ad avere un nemico di più ; che se tutto era colpa della inesperienza di esso Priuli, avrebbelo fatto uscire dalla