818 io mi pregierò di dar riscontri alla Repubblica veneta del-1’ amicizia che la mia gli professa (1) ». Prometteva quindi contenere rigorosamente i soldati, soggiungendo però, che alcuni mali della guerra erano inevitabili ; prometteva ritirare le sue truppe, quando cacciato avesse interamente gli Austriaci ; che le leverebbe anzi fin d’ ora se la Repubblica s’ impegnasse d’ impedire ella stessa ogni loro occupazione e passaggio ; domandava intanto certo numero di fucili che si trovavano a Verona, e di cui le sue truppe abbisognavano, dicendo che per salvare le apparenze, se ne sarebbe da se medesimo impadronito ; infine invitati i deputati a pranzo, e amorevolmente trattatili, chiedeva fosse permesso a’ suoi nazionali portar nei veneti Stati la nappa repubblicana. Entrando poi a ragionare delle sue mire politiche, dicova essere intenzione della sua Repubblica ridonare l’Italia a sè stessa, ed erigere il Milanese in uno stato indipendente come era altra volta, con vantaggio altresì della Repubblica veneta che allora non si troverebbe più circondata da troppo grandi potenze. I deputati illusi, come sembra, da così dolci parole, scrivevano che il risultato della conferenza avrebbe a riuscire di grande conforto al Senato, vedendo dissipato quell’ oscuro orizzonte che pareva minacciare la sua tranquillità, e conchiudevano che se anche 1’ erario (1) E ai Lallement ministro di Francia a Venezia scriveva quel giorno stesso 4 giugno da JRoverbella : Le sénat in’ a envoyé deux sages du Conseil. Il est nécéssaire que vous lui témoigniez le mécontentement de, la République de, ce que Peschiera a été limée aux Autrichiens. Le sang français a coulé pour la reprendre. Il ne finit cependant pas ancore se brouiller avec une République dont V allian ce nous est utile. J’ ai parlé aux sages de la cocarde nationale. Je crois que vous devez fortement tenir pour que les Français la portent et que V injure qui a ôté faite soit reparèe ecc. Correspondance de Napoléon I, t. I. Vol. IX. 40