341 Francesco Battagia era stato nominato il 18 luglio a surrogare il provveditor generale straordinario in Terraferma Nicolò Foscarini accagionato di debolezza, il quale secondo il solito stile diplomatico, veniva sollevato a sua richiesta dell’ ufficio, incaricandolo di affidare intanto, fino alla venuta del nuovo provveditore, ogni faccenda e comunicare ogn’ istruzione al podestà di Verona Anton-Marino Priuli. Francesco Battagia era già stato il 4 giugno, come abbiamo veduto, deputato a Bonaparte a Boverbella insieme col nobile Nicolò Erizzo e s’ era dipoi trattenuto per superior comando a Brescia. Entrato in seguito nelle buone grazie del generale, fu quind’ innanzi prescelto in ogni maneggio con lui. I)a ciò vennegli brutta fama, quasi che all’ ambizione dell’ amico avesse sagrificato gli no dell’equilibrio politico adottato in Europa, rotto il quale, e per parte di quella nazione che sola aveala fino allora garantita dalle avide fauci d’ un forte vicino, essa dovea essere necessariamente la preda o della sua protettrice, o del suo insidiatore, o di chiunque avesse colle armi imposto la legge al debole; 7. dal che aveasi a concludere che data 1’ ipotesi di tutta la possibile floridezza e potenza della Repubblica nel 1797, e supposto anche che essa prevedendo le conseguenze delia rivoluzione francese fino dai primi momenti dell’esplosione, avesse pensato a garantire i suoi Stati, la sua libertà, la sua esistenza politica, tuttavia i suoi sforzi sarebbero riusciti inutili, anzi fatali, e sarebbe perita fra le stragi ed il sangue ; 8. risposte ad alcune obbiezioni che potessero venir fatte sul proposito, e dimostrazione, che qualunque epoca in cui la Repubblica, assalita da’ nemici, trionfò, non poteva paragonarsi con quella del novantasette ; 9. separate così le cose, veniva ad inferire che i difetti della Costituzione, i disordini cui non erasi opposto riparo, non essendo la sola causa della sua debolezza e decadenza, la sua caduta non torna tutta a carico dell’ indolenza di quelli che la governavano da mezzo secolo a questa parte ; 10. osservazioni sopra i beni ed i mali di questa indolenza, e se la somma dei beni supe rasse quella dei mali: 11. dalle quali cose è da dedurre a fior di evidenza, che la condizione della Repubblica al tempo del Saviato di Pietro Donà era tale, che l’inazione e il lasciarsi condurre dal-1’ andamento immutabile delle cose, era 1’ ottimo fra tutt’ i partiti. Nel duodecimo punto proponevasi il Donà di provare, che la massi-sima presa dell’ abdicazione del Governo non tu che una conseguenza della condizione delle cose, e che in quel sagrifizio, monumento irrefragabile dell’ attaccamento degli aristocratici ai loro sudditi,