66 selvaggio ? Ecco lo scabroso problema che esercitò in varii tempi le menti dei filosofi, e che fu proposto verso la metà del secolo scorso dall’ Accademia di Digione nei due seguenti quesiti : « Il ristabilimento delle scienze e delle arti ha contribuito a migliorare i costumi ? Qual è l’origine dell’ ineguaglianza negli uomini, ed è essa autorizzata dalla legge naturale ? » Fu questo un baleno alla mente di Rousseau, non ancora entrato nell’ arringo delle lettere e della filosofia, in che doveva poi acquistare tanta celebrità, fu un baleno che ad un tratto svegliò in lui la più viva simpatia per la natura, pei costumi semplici, per la vita indipendente e solitaria; e sdegnando la società ohe vedeva intorno a se, elegante, delicata, ma corrotta; svegliata nella mente, ma fredda, arida nel cuore ; prosperosa all’ esterno, ma corrosa e guasta nelle sue intime basi, prendeva a dettare quei suoi Discorsi che levarono tanto rumore, ed ebbe vita il Contratto sociale. In senso tutto opposto scriveva più tardi il veneto patrizio Pietro Mocenigo (Gian Alvise II). Nato nel 1742, fu Senatore e cavaliere distinto, dedicatosi con particolar amore agli studii economici e filosofici, disegnò nel suo libro: Trattato universale filosofico e polìtico sopra lo stato dell’ uomo libero e in società, dapprima uno stato ideale dell’ uomo libero, in un società senza religione, senza arti, senza industrie ; non più mezzi a coprirsi, non più ricovero dalle intemperie, se non le grotte e i fronzuti alberi, non più se non erbe e crude carni per cibo; in preda a tutte le passioni, cui nè doveri religiosi, nè sociali più impongono alcun freno ; distrutti il governo, la proprietà, il matrimonio ; ridotto in somma 1’ uomo alla tanto esaltata condizione di natura, ne fa vedere tutte