19 classi era dissipamento e spreco, era in questa laboriosa delle dotine del popolo, giusto compenso al lavoro, frutto dell’ economia, delle privazioni per tutto l'anno sostenute allo scopo di godersi una giornata. Depositato in mano ad una che faceva l’ufficio della cassiera il loro obolo settimanale, ornavano nel designato dì una peota di tappeti, di banderuole, di fiori; tutte qualle che doveano prender parte alla romorosa festa si adunavano di buon mattino al luogo dell’ imbarco, ove erano attese dai barcaiuoli, e da due uomini maturi, scelti fra i pili coraggiosi e savi del vicinato, che servir loro doveano di scorta e di custodia. Vestivano di solito una giubberella di scarlatto, sopra gonnella bambagina, candidissimi lini, vistosi grembiali di persiana, ornavansi di quanto aveano di ori, di argenti, nastri e fettucce. I mariti, i padri, i fratelli erano presenti all’ imbarco, auguravano loro allegria e buon viaggio ; i saluti, gli addio si replicavano fin dove giunger potevano la voce e lo sguardo. Conteneva la barca le provisioni per quel dì, e prima di uscire da Venezia giravano fra canti e suoni, e talora anche con danze i canali alle cui rive immensa turba di popolo si adunava. Posto piede a Mestre, al Lido, o a qualche altro margine della Laguna, era un saltare, un corrersi dietro, un ballare che andava allo stelle, un motteggiarsi a vicenda, un voler sedersi su tutt’ i prati, uno strappare di fiorellini, e farne innocuo e gentilissimo proiettile, era l’esultanza di chi un giorno almeno dell’ anno si sente indi-pendente, torna libero figlio della natura, non ha da prender legge che dal proprio volere. Tenevano il pranzo nella miglior osteria, e all’ aperta, al quale poi facevano succedere i balli nazionali, accompagnati dal cimbano e dalle villotte, che alcuna di esse cantava, e tornavano la sera nella trionfante peota vagamente illuminata, con canti