107 mali grandi in cui siamo sepolti, risorga alfine un qualche bene, e la felicità della nazione. Se è vero che 1’ uomo nobile, particolarmente il patrizio, senta e per origine e per effetto della sua prima educazione uno stimolo più ardente alle virtuose azioni e alla gloria, basta che egli conosca che 1’ assistenza e la protezion dell’ industria nell’ agricoltura, nelle arti e nel commercio, è la cagion principale dell’ alimento, della ricchezza e della felicità della nazione, perchè si animi (dietro anche 1’ eccitamento del principe, padre ed oracolo de’ suoi sudditi) a giovare alla patria, che è la più onorata e la più gloriosa delle umane azioni, impiegando in questo esercizio l’opera, la protezione ed i capitali, e destando anche ne’ figli questo spirito di beneficenza e di gloria, il quale infine ridonderà anche in loro particolare profitto. Nel suggerire però a Vostra Serenità questo umilissimo modo di pensare, questa copia fedele delle leggi e delle massime patrie, so che naturalmente insorgeranno de’ varii obbietti. Come mai (potrà dirsi da alcuno) si può sperare che i nobili, particolarmente patrizii, distratti dai loro offizii, applichino a cose che sono contrarie alla loro educazione, ed al loro presente modo di vivere e di pensare? Mancano i capitalisti ; manca la buona fede. La grandezza de’ principi, da cui siamo circondati, l’industria delle altre nazioni, che in tutto combatte la nostra, può formare un riflessibile obbietto, e non dà lusinga di considerabili profitti. Vostra Serenità può figurarsi, che simili obbietti non mi sian nuovi, e che li abbia preventivamente considerati ; ma dopo aver udito il parere anche di persone oneste ed intelligenti, e dopo aver appunto considerati in tutte le sue parti codesti obbietti, non comprendo che possano