270 ni cenni che dovesse condursi prudentemente nelle esterne dimostrazioni, ed evitare di dar motivo ad osservazioni o censure. Ma ciò non bastava al governo di Francia, ed il Que-rini mandava da Parigi il 17 marzo una nota ministeriale in termini assai risentiti (1). Scriveva, che appena ricevuta quella nota, ei s’era recato al ministro cittadino Carlo de la Croix, dal quale accolto a principio colla solita cortesia, aveagli esposto come fosse grandemente sorpreso del tenore di quella carta assai disforme dal colloquio ultimamente avuto sid medesimo soggetto, quando il ministro dichiarando non essere della generosità francese il perseguitare nessuno, erasi limitato a chiedere che il pretendente non desse alcun segno esteriore d’importanza politica, e tornasse a quel modesto vivere dapprima osservato per parecchi mesi, e che continuando a rimanere nelle terre della Repubblica, fosse allontanato da Verona per rompere tutt’ i fili delle cospirazioni, che colà si annodavano. Avergli il ministro però rispósto che quella era stata soltanto un’ apertura privata, una sua o-pinione particolare, mentre 1’ attuale nota veniva diretta-mente dal Direttorio ; che le scoperte latte di poi circa alla condotta del conte di Lilla, erano tali a dover necessariamente portare grande alterazione alla cosa ; che il pretendente avea abusato della condiscendenza della Repubblica di Venezia, che si era reso indegno dell’ asilo a lui finora generosamente concesso ; che il governo francese non potrà più oltre vedere indifferentemente mantenersi negli Stati veneti il centro dal quale partivano tutte le cospirazioni dirette a rovinare la repubblica francese. « Non deve più stare a Verona, disse con qualche forza, non a Venezia, non a Padova, nè in luogo alcn- (1) Racc. eron. p, 60 e Carte Inquisitori, Zoppetti al Museo Correr,