121 •cristallo, si adattò a servirò per ben tre anni in qualità di facchino nelle fornaci di Boemia. Tornato in patria, piantò una fornace in Murano, e i nuovi lavori ohe presto salirono a grande rinomanza, avendogli concitato contro l’invidia e 1’ odio dei Muranesi, ottenne dal Senato di potersi trasferire a Venezia, ove nella contrada dell’ Angelo Raffaele condusse a maggiore perfezionamento la sua fabbrica (1739). Non eravi oggetto di cui non intraprendesse e conseguisse la piena imitazione facendo e frutta e fiori, e palazzi e giardinetti, e. animali e varii gruppi. Cominciarono allora a pompeggiare sulle mense dei gran signori i finimenti colorati, lavorati con tanto ingegno dal Briati; illuminarono le sontuose sale patrizie quelle magnifiche ciocche o lampadarii di cristallo a pezzi di varia forma faccettati, che leggiadramente riflettevano iridi di luce ; fu introdotto il lavoro detto a rotete, per cui si videro trasportati sugli specchi svariati disegni, si lavorarono quelle filagrane divenute famose per leggierezza ed eleganza. Introdueevansi nuove fabbriche di majoliche e defia porcellana ad uso del Giappone, il cui fabbi’icatore Cozzi modenese ebbe dal 1765 al 1792 fino a ventidUe mila ducati a titolo d’incoraggiamento ; materiali al commercio e all’industria fornivano Padova nelle sue cordelle, Vicenza nelle seterie, i sette Comuni nei cappelli di paglia, Brescia nelle armi ; uscivano dal Friuli rami lavorati, tele da Cividale, da Belluno e da Tolmezzo, vitrioli e rami d’Agordo, zinco dal Cadore, pietre da arrotino da Gisai nel Bellunese, pietre da costruzione dall’Istria, onde si può computare per approssimazione il valore netto degli articoli estratti dai veneti Stati a più di tre milioni cinquecento mila ducati, a’ quali vanno pure aggiunti i profitti dei noli di bastimenti, che ancora negli ultimi tempi giungevano al numero di novecento, oltre ad altre Vol. IX. 16