390 creduto bastante dall’ opponente mentre tutt’ i prestiti pagavano il cinque, tuttavia fu a larghi voti approvata la proposizione del Donà, da lui esposta con bella eloquenza e molta erudizione. Ricercato adunque di mettere in iscritto le sue idee (1), fu accolto dal Senato un imprestito con la guarentigia delle Scuole grandi, pagando il prò’ del quattro per cento (2) ai sovventori, o in danaro contante o in ori ed argenti lavorati, potendosi eziandio levare capitali esistenti nel deposito fruttante il tre per cento, da farsene l’affrancazione dopo almeno quattro anni dal giorno dell’ investita col solito mezzo delle estrazioni, e giovandosi anche dell’ appalto del tabacco, la cui rendita avrebbe servito alle annuali affrancazioni, le quali cominciando il 1. dicembre 1800 dovevano estinguere nello spazio tutt’ al più di dieci anni il deposito stesso. Non corrisposero però gli effetti alle speranze del Donà, mentre non ostante ai parecchi mezzi posti in opera per far affluire le somme all’ erario, malgrado la offerta ottenuta a cura del cav. Pesaro dai Padri Benedettini che sborsarono fino a centomila ducati, e malgrado alla generosità della ditta Treves « vera erede delle fortune e delle ottime qualità della Bonfìl » (3) che ne sborsò altrettanti, senza alcuna pretesa di prò, il quale fu poi stabilito al quattro per cento così volendo il Senato (4), la totalità dell’ introito in effettivo non oltrepassò i ducati 224,679. Laonde tutte le indicato operazioni e le introdotte economie e una tassa imposta sulle gondole ed (1) Decreto Senato, 20 settembre 1796. Gli ultimi otià ahni ecc. (2) Delib. Sen. Terraferma mil. 3 ottobre. N. 30. (3) Gli ultimi otto anni, pag. 132. (4) 5 Novembre 1796. Ibid.