186 Non canto no per glorioso farmi, Ma vo .. . passando l’ore E invece degli altrui canto i miei carmi? Così l’intendeva il Zappi, e a questo modo appunto sembra che il Beltrame abbia intesa e a-doperata la poesia. 11 volume che ci stasott’a-gli occhi non contiene forse nessuno di quegli importanti soggetti di generale interesse, tratti dall’uomo universo o dal gran quadro della vita generale; ma tutti, meno V Ode sulla morte di Amy Robsart, e l’Epistola al Vendraminie qualche altro, si rivolgono su casi particolari o presenti, sono, come dicono, di circostanza, ed i più non legano l’animo del lettore, se non per la virtù e le care domestiche affezioni che da essi traspaiono nell’ autore; per lo che mentre questi poneva in luce le belle pruove del proprio ingegno, tesseva in pari tempo un tacito e involontario elogio del proprio cuore. I versi del Beltrame vanno considerati quindi più dal lato dell’affetto, che da quello delle immagini, e per questo possono offerire quel diletto, che la tenuità di alcuni oggetti non parrebbe certo promettere. Qual cosa più ovvia e comune del lutto d’una famiglia in sul punto di perdere una tenera madre, lina sposa? Pure assai volontieri si leggeranno i versi indirizzati nella prima Epistola al Thiene, sì al vivo è dipin-