024 besi lasciato tempo ad una sagace e avveduta diplomazia di maneggiarsi, di profittare degli avvenimenti, e di far uscire la Repubblica fors’ anco salva da tanto turbine. Ma certo che ci voleva un animo assai generoso nel rinunziare alle ricche possessioni che i nobili tenevano in Terraferma, nel tornare all’ antica semplicità in mezzo al tanto lusso allor dominante, nell’ attendere provigioni soltanto dal mare e fondare soltanto nelle forze marittime la propria esistenza. Invece si presero incerte, oscillanti, imperfette deliberazioni, che rendevano la Repubblica so spetta tanto alla Francia, quanto all’ Austria, e altri effetti non partivano se non che tirarle addosso la nemicizia più o meno aperta dell’ una e dell’ altra. I Francesi cominciavano intanto 1’ assedio di Mantova, e nello stesso tempo passando il Po entravano nei ducati di Panna e di Modena, il cui duca rifuggivasi a Venezia (1), poi invadevano gli Stati Pontificii, spingendosi fino a Bologna (18 giugno) ; da per tutto sorgevano effimere repubbliche ; affrettavasi il Papa, affrettavasi Napoli a conchiudere trattati, con gravi sacrificii ; la Toscana, non ostante le relazioni d’ amicizia della Francia col Granduca, vedovasi rapito Livorno, sotto pretesto che vi avessero ottenuto favore gl’ Inglesi, già tutto lo Stato tro-vavasi dipendere dai Francesi, i quali già andavano vociferando doversi cacciare Ferdinando austriaco. Così il terrore delle armi repubblicane teneva in isgomento e soggezione tutta Italia, ed era naturale che le sorti non potessero correre più favorevoli per la veneziana Repubblica. Scriveva il podestà Ottolini da Bergamo il 25 giugno della inaspettata visita del generale Cervoni ; già apparire le intenzioni dei Francesi di presidiare la Valtel- (1) 10 Giugno. Ringraziamento del duca per 1’ ottenuto asilo e deliberazione di serbare lo stretto incogliito. Esposteioni Principi N. 178.