240 Molto si allegrarono i Repubblicani di quel primo esempio dato all’ Europa, e da un principe austriaco, di avvicinamento ad una potenza da tutti considerata come nemica, e le cui massime ispiravano da per tutto avversione e terrore. La pace fu conchiusa il 9 febbraio 1795, rinunziando il granduca ad ogni atto di adesione, consenso, od aiuto ai nemici della Francia, la quale dal canto suo dichiarava riconoscere la neutralità della Toscana, rispettar di questa il territorio, il commercio, le leggi, non desiderando il popolo francese che 1’ amicizia, la benevolenza, la fraternità di tutte le nazioni, nè prendendo esso le armi se non per conservare la propria indipendenza. I Toscani, e specialmente i Livornesi, ebbero assai gradita la risoluzione del loro principe, ma vennero tempi in cui tanta condiscendenza a nulla giovò, e la Toscana arnica, sorella, fu trattata al paro degli altri Stati. Codesto atto del governo toscano dava naturalmente un impulso anche al veneto ad uscire da quello stato di perplessità e d’ inerzia finora osservato, e decidersi a qualche passo più manifesto di avvicinamento verso la francese potenza. E tanto più vi si trovava eccitato, in quanto che giungevano dispacci dal residente Rocco Sanfermo da Basilea, che dicevano esservi giunti nel dicembre 1794 il conte di G-oltz ministro prussiano e 1’ ambasciatore francese Barthélemy i quali si erano recati a visitarlo ; averne già informato gl’ Inquisitori, e ricevutane 1’ istruzione di esercitare verso di loro tutte le officiosità di costume tra ministri ; da quel momento la sua casa, essendo la sola di ministro neutro, essere stata da loro frequentata, ed aver egli potuto penetrare che secreti maneggi di pace esistevano colla Prussia ; che i disegui dei Francesi sempre più si volgevano all’ Italia, e che entrava