315 col mezzo del rappresentante veneziano a Parigi, Alvise Querini, spiegando gli avvenimenti, e ricordando la protesta fatta agli Austriaci per 1’ occupazione di Peschiera, la sempre serbata neutralità, lo stato inerme e le violente espressioni del generale Bonaparte al proveditor Fosca-rini, la speranza e il desiderio che il buon accordo tra le due Repubbliche non venisse sturbato. Bonaparte intanto seguiva senza rispetto alcuno i suoi divisamenti, e una memoria scritta dal Senato al nobile Querini a Parigi in data 11 giugno da comunicarsi al Direttorio, narrava come segue 1’ occupazione di Verona, e le violenze delle truppe francesi. « Dopo 1’ occupazione fatta dall’ armi francesi della fortezza di Peschiera e 1’ intervista del proveditor generale col comandante in capo Bonaparte, è comparsa nella mattina 1 giugno una grossa colonna di soldati francesi sotto le mura della città di Verona. L’ajutaute del generale Massena che la comandava, si è presentato alla porta S. Zeno, e chiese di parlare al comandante generale della guarnigione, a cui espose gli ordini che a-vea di chiedere 1’ ingresso nella città e di mettere presidio sugl’ interni ponti dell’ Adige, minacciando 1’ uso della forza in caso di resistenza. Furono vane tutte le insinuazioni usate dal comandante veneto, poiché l’aiutante francese replicò le minaccie, e fu forza accordare. Tutto quello che si potè ottenere fu che non vi stanzierebbe 1’ armata, la oviale avrebbe però il passaggio dei ponti, e che vi sarebbe una guardia nella città appresso i comandanti che vi avranno piantato i loro quartieri. Chiesero un giornaliero provedimento per dodici mila uomini, di vino, pace, bovi, fieno e biada, e questo da esser pagato a’ prezzi del paese. Il solo riflesso sulla difficoltà del copioso provedimento nelle angustie delle derrate e del tempo,