46 nubili di comparire in pubblico, preparavasi ad esse, per non lasciarle prive di tale spettacolo, in fondo alla sala una stanza con finestre e grate di fettuccie di seta, dalle quali poteano vedere senza essere vedute. In tutte le stanze poi del palazzo e degli attinenti corridoi aveano libero accesso uomini e donne d’ ogni condizione purché decentemente vestiti, e li coprisse la veneziana bauta. I patrizi però doveano mostrarsi alla festa in abito di cerimonia, cioè in toga di drappo di seta a maniche larghe di color purpureo, e con la parrucca incipriata allora di moda ; mentre i giovani che non aveano ancor vestito la toga, indossavano la così detta cappa, o giubbone di seta nero, sotto il quale allacciavansi una specie di gonnellino della stessa stoffa che copriva i calzoni fino al ginocchio ; portavano una cravatta fornita di superbi pizzi, ed altri pizzi fregiavano le maniche ; dalla testa scendeva inanellata e incipriata la chioma. I secretarii comparivano colla loro solita toga nera, e i nobili forestieri o sudditi esteri coll’ abito di gala alla francese. Gli Inquisitori, i Capi del Consiglio dei Dieci, i Savi e gli Avogadori non v’ intervenivano se non avvolti nella bauta ; il doge stesso ordinariamente non vi si lasciava vedere. Una delle sue più strette congiunte faceva le accoglienze, e sei patrizii col nome di mazzieri presedevano al buon ordine. La foggia poi del vestito delle nobili in tale occasione era di una sottana di ricchissimo drappo di seta ad oro, con sopra una veste di velluto nero che copriva le braccia fino al gomito e dalla cintura scendeva con molte pieghe di dietro, terminando in un largo e lunghissimo strascico. Era questa veste assai scollacciata, le spalle ed il petto rimanendo coperti solo da alcuni pizzi che scendevano altresì dalle maniche sull’ avambraccio. Gioie e perle, frammiste ad un merletto in vaga