353 onta di tutta l’industria eh’ io seppi usare, a dileguare tante minaccio, mi si para dinanzi lo stato, per quanto mi fu detto, della veneta Terraferma (governata con cuore paterno per secoli dall’ eccellentissimo Senato, resa floridissima particolarmente in questi ultimi anni) vicinissima al pericolo d’ essere in preda ad una serie di mali dei quali non si può calcolare nè 1’ estensione nè il valore nè la durazione. In questo stato si delicato di cose mi perdonerà l’eccellentissimo Senato se per togliere ogni pericolo d’ equivoco, ripeto che il generai Bonaparte chiede con fermezza tra cinque o sei giorni una comunicazione o in iscritto o in voce da me, che dichiari senza equivoco ed ambiguità di parole se 1’ eccellentissimo Senato aderisce o no alla massima di disarmare, e che per quanto al modo di farlo, avrebbe lo stesso eccellentissimo Senato potato scegliere una persona per trattare immediate con lui Bonaparte, ovvero col ministro di Francia a Venezia ». Tutte queste lunghe lettere volli riferire per esteso, perchè ben si veda di quai pretesti, di quali minaccio e spauracchi si servisse Bonaparte contro i Veneziani. Egli ben sapeva che essi aveano fornito già tre milioni pel mezzo di un appaltatore, secondo gli accordi da esso Bonaparte fatti col proveditor generale, e che 1’ accusato ritardo proveniva dalle vane insistenze di esso appaltatore per ottenere il pagamento a cui i Francesi s’ erano impegnati. « Sono oggi costretto, scriveva Bonaparte al Direttorio (1), muovermi a sdegno contro il proveditore, esagerare gli assassinamenti che si commettono contro le nostre truppe, e querelarmi aspramente che (1) Questa parte della lettera è omessa dal Darù, vedi, la traduzione it, t. XI, pag. 222. Vor,. IX. 45