150 che il progetto dell’ eguaglianza dell’ imposta territoriale gli sollevava contro principalmente il clero. Ne derivò quindi vivissima discussione, la quale parendo voler trascendere i limiti, mosse il re a far ricordare ai Notabili essere stati chiamati non per disputare sulle massime già maturate e stabilite, ma per concertare sui mezzi più opportuni per recarle ad esecuzione. Rispondevano, ch’era inutile chiamarli, se non doveano esporre il loro sentimento. L’agitazione sempre più cresceva, e il Cappello scrivendone al suo Governo confessava che non sapeva vederne l’uscita, disapprovando dal canto suo altamente 1’ espediente a cui erasi ricorso di svelare col famoso Resoconto agli occhi di tutti le piaghe profonde dello Stato. Tali erano allora le idee sulla pubblicità, tanto differenti dalle nostre. Calonne non potè sostenersi più oltre nel suo posto, e dovette ritirarsi. Raggiri di corte e il favore della regina fecero passare il difficilissimo ministero delle finanze nelle mani di un ecclesiastico, monsignor di Brienne, arcivescovo di Sens, disadatto sotto ogni aspetto alla gravità dell’ incarico. La parola Stati generali cominciò a farsi udire prima ripartitamente, quasi a bassa voce, poi come desiderio universale della nazione, la quale scorgeva in essi, che dal 1614 non erano stati più convocati, una più giusta rappresentanza nazionale. Il Parlamento di Parigi si rifiutò fermamente di registrare gli editti del bollo e d’ una sovvenzione territoriale, e fu rilegato a Troyes. Non fatto perciò più arrendevole, rifiutò egualmente la sua approvazione ad un prestito di quattrocento quaranta milioni (1), finché vi fu obbligato dall’ espresso volere del re, in un così detto letto di giustizia ; alcuni de’ suoi (1) Mignet, Ilistoire de la Revolution frangaise.