225 la guerra, e nel caso di violenta per parte de’ nemici, o bisognava con poco decoro delle armi venete tollerarlo, od opponendo la forza alla forza vedersi trascinati in quella guerra che voleasi appunto evitare. Sorgono di tempo in tempo avvenimenti nel mondo, cui tutto 1’ umano ingegno, tutta la forza umana non bastano ad impedire ; essi si manifestano quando il tempo è maturo, quando nuove idee, nuovi bisogni s’impadroniscono della società, ed è allora vano ogni consiglio, imitile ogni partito per iscongiurarli. Tuttavia insisteva per la neutralità armata il cava-lier procuratore Francesco Pesaro, il quale nella Consulta tenuta nell’ aprile del 1794 orava nuovamente con forza mostrando la necessità d’una deliberazione, di non starsene più sonnolenti nelle cose d’Italia già vicina a divenire teatro di funestissima guerra per 1’ imminente invasione francese, e per le conseguenti necessarie difese degli Austriaci, che infallibilmente verrebbero a piombare sulle terre della Repubblica, poste fra i dire belligeranti ; che i sudditi non protetti dalle forze del proprio principe si troverebbero abbandonati a tutte le violenze dei nemici, e costretti a prender da sè aspre vendette, che menerebbero poi a guerra inevitabile ; disse, i prudenti maggiori avere in simili casi presidiato gli Stati armando gente e munendo le piazze, essere al momento presente più che mai necessaria 1’ imitazione di quegli esempii in quanto che ricercavasi la massima vigilanza affinchè non si spargesse ne’ sudditi il miasma delle idee rivoluzionarie, e farsi però necessario che le autorità veglianti fossero fornite di opportune forze e tali presidii che guarentissero 1’ obbedienza e la tranquillità del paese. Al »proponimento del Pesaro si opposero vivamente Filippo Calbo e il cav. Girolamo Zulian colle solite ragioni di econo- Vol. IX. '29