186 che allora correvano, fu differita la risposta alla suddetta lettera fino al 19 novembre. Chiamato al fine 1’ ambasciatore e fatte le opportune scuse, gli fu partecipato l’aggradimento del Senato, il quale passava a dare immediatamente l’incarico al Pisani ambasciator veneto a Parigi di presentare, come di consueto, la risposta al regio foglio (1). La condizione però della Repubblica facevasi ogni dì più imbarazzante. Da un canto la Francia col suo governo rivoluzionario, la quale protestava della sua sincera amicizia, nel tempo stesso che già alcune molestie succedevano per parte de’ suoi armatori sui mari (2), che le querele da una parte e dall’ altra si moltiplicavano, che i clnbs non ristavano dal diffondere da per tutto i loro principii sovversivi ; dall’ altra 1’ Austria, i cui territorii erano limitrofi, in alcuni luoghi perfino intrecciati in quelli de’ Veneziani, che non cessava di dare anch’ essa testimonianze d’ amicizia, e sollecitava la Repubblica ad entrare nella lega comune, a tutela dei comuni interessi. A ciò aggiungevasi che il co. Rocco Sanfermo, residente veneto a Torino, non mandava dispaccio, che non rappresentasse al vivo i giusti timori della Corte piemontese : l’opera già cominciata, e non senza frutto, dagli emìs-sarii di Francia, la vanità delle previdenze ad impedire la diffusione delle nuove dottrine ; non potersi quindi sperare salvezza all’ Italia tutta se non da una pronta, efficace lega a comune difesa, non ad altro diretta che a tutelarsi (li Filze Esposizioni Principi, 19 nov. 1791, Pregadi. (2) L’Assemblea avea mandato a Venezia anche il modello d’una Pai ;eiite che sarebbe quind’innanzi data ai bastimenti francesi. Essa esiste nelle Exposizioni Principi, 14 maggio 1791 e 14 aprile 1792. Filza N. 170, 171. Quest’ ultima portava lo stemma de’gigli circondato dallo bandiere tricolori e sovrappostovi il berretto frigio della libertà, con intorno il motto : La Natimi, la Loi et le Itoi.