verità, conteneva non poche esagerazioni o troppo acerbi lamenti contro il governo della Repubblica. Non può negarsi che la generalità degli abitanti inorriditi ai racconti che si facevano da molti e dalle gazzette forestiere degli eccessi dei Francesi nella politica e nella religione, dei loro fatti atroci, del terrorismo di Francia, fossero male impressionati sul loro conto ; è naturale che il governo (meno quegl’ individui tra esso, che erano già imbevuti delle nuove idee, molti nobili poveri o barna-botti che fino dal 1762 avevano cominciato a spiegare brame di novità e di rivolgimento negli ordini esistenti) fosse nel fondo dell’ animo avverso alla rivoluzione francese ; ei si sentiva di continuo suonare alle orecchie la minaccia che scriveva 1’ Inviato della Repubblica a Torino (1) fino dall’ 8 gennaio 1792/3 : che 1’ Austria cioè pel solo dubbio che la Repubblica potesse lasciarsi imporre dalle condizioni attuali e indursi a riconoscere la Repubblica francese, aveva determinato di mandare buon numero di truppe ai confini perchè avessero a passarli tostochè si sapesse soltanto venir agitata quella questione in Senato ; stringevalo, come dicemmo altrove, il tenore di antichi trattati che concedevano alle truppe imperiali il passaggio per la via di Campara, sola comunicazione fra gli Stati austriaci del Tirolo e della Lombardia ; vedeva non poter mettere fede nei Francesi e dichiararsi apertamente per loro, dacché lo Stato si trovava esposto da tutte le parti agli Austriaci, mentre i Francesi erano lontani; quelli una potenza assodata da secoli, e che più volte battuta e scacciata, era sempre ritornata più vigorosa di prima ; questi, che non aveano mai potuto metter piè fermo in Italia, e che in preda da qualche anno alla rivoluzione, aveano mutato tante volte forme di governo, alzati uomi- (1) Parti Segrete, Consiglio (li X. Voi..