414 finalmente in loro potere, e 1’ esercito austriaco fu, dopo mirabili sforzi, obbligato a ritirarsi ed a lasciare il campo di battaglia, ripiegando alla volta di Montebello. La battaglia d’Arcole è una delle più memorabili di cui tengono ricordo le storie e una delle più lunghe, durato avendo tre giorni, nolla quale dice la relazione veneziana (1), « non si può non esaltare il sommo genio del comandante francese, che in tutti questi incontri fece movimenti da gran generale, ed azioni da intrepido soldato ». Non è del nostro ufficio descrivere a parte a parte le battaglie e i combattimenti, i fatti d’arme, che a questo luminosissimo d’Arcole succedettero, e che copersero di nuova gloria i Francesi a Campara, a Rivoli, a Corona, costrinsero Wurmser a ritirarsi di nuovo in Mantova, e finalmente a cederla, restando l’Italia in balìa de’ Repubblicani (febb. 1797). Tutta Italia celebrava il vincitore, ammiravasi ovunque il giovane generale che con sì raro coraggio, con tanta fermezza, avea nell’ angustiosa condizione in cui si trovava, saputo opporre da quattordici a quindici mila soldati a ben quarantamila e trionfare ; esaltavanlo al cielo i Francesi, decretavano i due Consigli restassero nelle famiglie di Bonaparte e d’Augereau le bandiere da essi afferrate al ponte d’Arcole, dichiaravano tutto l’esercito d’Italia, benemerito della patria. Peccato che tanta gloria abbia poi dovuto essere sorgente di sempre più amare lagrime alla infelice Repubblica di Venezia, maltrattata orrendamente da ambe le parti. Quanto tutte queste fazioni combattute sul suolo veneziano e con accampamenti francesi fino a Verona, austriaci a Vicenza, a Padova, in tutto il Trevisano e Friuli (1) Disp, Prov. straord. Terraferma N. 2 aH’Aroli.