271 no della Repubblica, dal canto della quale tollerarlo più a lungo ne’ suoi Stati sarebbe fare un torto manifesto alla Repubblica francese, non fatta di certo per sopportare tali affronti da nessuno ». Avea allora il Querini troncato codesto spiacevole discorso col dichiarare che non avrebbe mancato di tosto inviar quella nota al suo governo. Ma nuova burrasca venivagli addosso col ritornare del ministro alla questione del passaggio delle truppe austriache per le terre della Repubblica. Rispondeva il Querini che senza voler prevenire le risposte del Senato, poteva però asserire che esisteva una convenzione tra la Corte di Vienna e la Repubblica di Venezia, e fin da’ tempi molto anteriori alla guerra presente, in virtù della quale era stata fissata una strada per il passaggio delle truppe austriache dal Tirolo alla Lombardia e viceversa, e che 1’ aveano calcata in tutte le guerre che nel -presente secolo si erano combattute in Italia tra la casa d’ Austria e la Francia, senza che questa ne avesse mai mossa querela, come d’ infrazione alla neutralità, anche, allora dalla Repubblica professata e mantenuta. Rispose seccamente de la Croix mostrasse quelle convenzioni, o facessele venire da Venezia, ed allora il Direttorio sarebbe a prendere quelle determinazioni che troverebbe convenienti. Così ebbe termine quella disgustosa conversazione, 1’ acerbo tuono della quale credette il Querini avesse origine dai movimenti e dalle insurrezioni che allora accadevano nella Francia meridionale, e che si voleva fossero in relazione coi maneggi del conte di Lilla in Verona, opinione vieppiù rinvigorita dai giornali, i quali pubblicavano il Senato avere risposto ai richiami del Lallement che non potrebbe allontanare il conte di Lilla siccome nobile veneto, inscritto nel Libro d’ oro-, e che