via al commercio e al profitto, il quale però per la mancanza delle arti più necessarie e pel propagamento del lusso, usciva quasi del tutto dallo Stato ad arricchire la altre nazioni. A questo male il podestà e capitano Girolamo Maria Soranzo (1) implorava pronto rimedio eccitando ad animare l’industria nazionale, e speravaio dalla solerzia della deputazione alle tariffe mercantili, allora incaricata della regolazione d’ un nuovo piano daziale, dalle disposizioni prese pel miglioramento delle strade, e da un trattato di commercio colla corte imperiale di Vienna per la confinante Lombardia. Stimava dover anche notabilmente influire a rianimare l’industria, il restringere il numero delle bettole, troppo efficace fomento all’ ozio ed al vizio di vergognosa intemperanza tra il basso popolo; domandava il libero commercio degli animali bovini da macello, e chiudeva con un prospetto statistico dello stato attivo della provincia (2). Infatti dopo l’esempio della ditta Giuseppe Balis, che avea introdotto e perfezionato il lavoro delle sete in organzino, e del lino in azze (refe) tanto da poterne intraprendere un commercio col Piemonte, ed aumentare quello che già facevasi colla Spagna, altre fabbriche si succedevano (3) ; facevasi più agevole e viva la comunicazione per le migliorate strade, scemavano i reati, cresceva la popolazione. La quale avea però tuttavia a soffrire di alcuni disordini derivanti dalla moltiplicità delle risaje e dalla macerazione del lino che rendevano in alcuni siti malsana 1’ aria, onde si chiedevano pronti ed utili provvedimenti. (1) Relazione Girolamo Maria Sortlnzo 1781, pubblicata per nozze Soranzo Avogadro, 1857. (2) Ibid. interessantissimo per i tanti dati statistici. (3) Relazione Girolamo Fosearini, 1795.