15 bile voto. Per lo che conservavano nel monastero tutto l’orgoglio e la pompa patrizia (misero compenso alla perduta libertà), specialmente quelle di s. Zaccaria, monastero destinato alle fanciulle della più alta classe dei nobili. E coll’ orgoglio non di rado s’univano altre passioni mondane e disonesti costumi, a cui la facilità dei parlatorii, dava facile motivo ed occasione. Aveano i Veneziani nel vestire certe fogge nazionali cui l’introduzione delle straniere negli ultimi anni e il crescente dissipamento, non valsero tuttavia a far totalmente dismettere. Era d’ obbligo per le patrizie la ce.sfa ossia l’abito di seta nero, e il leggiadro zendà intorno il capo nel-1’ uscire di giorno. Consisteva, in larga striscia di seta nera che scendeva sugli omeri, e annodandosi intorno alla persona lasciava poi pendere liberi i due capi. Al zendà sostituivano le donne del popolo il ninzoletto, specie di accappatoio di bianco lino, più o meno fornito di merletti, con arte assettato intorno al capo, leggiadramente disegnando i contorni del viso. Le donne di Chioggia, di Pe-lestrina e del Litorale portavano invece la tonda, specie di grembiale bianco, che annodato di dietro alla cintola, saliva a cuoprire per di dietro le spalle e la testa. Gli attuali cappellini uon si conoscevano. Dalla prima domenica di ottobre alla Quaresima e nei quindici giorni della Sema (fiera dell’ Ascensione) nonché nelle occasioni solenni dell’ elezione di un doge o Procuratore di s. Marco, costumavasi la foggia del tabarro e bauta. Era la bauta una sorta di mantellina di seta nera di cui coprivasi il capo, fornita di pizzi, e sopra alla quale con singolare bizzarria e uomini e donne portavano un cappello tripuntato. Costituiva, sebbene di sovente a viso scoperto, una specie di maschera, o piuttosto di abito di convenzione, che veniva assunto anche da’ più gravi magistrati, per- L