392 un fondo disponibile per la pubblica azienda, derivava che quella cassa intangibile fosse ornai a considerarsi come piuttosto scritta nelle diverse partito componenti l’erario, che non in fatto esistente; poi dal 1. gennaio 1796 al 16 maggio 1797, venne a mancare affatto. Mentre cosi si occupava il Senato nel provvedere alle fonti necessarie per sostenere le ingenti spese, non cessavano gl’ Inquisitori di ritirare continue notizie sui disegni e pensamenti delle varie Corti verso la Repubblica ; ma comunicati per maggior segretezza ai Savii del Col-legio, questi persistevano nel solito sistema di sopprimerne quasi sempre la cognizione al Senato, inabile per ciò a prendere risoluzioni differenti da quelle che i Savii si prefiggevano (1). Condotta per certo irregolare, ma che trovava scusa nelle notizie che di continuo venivano da varie parti, come ogni discussione nel senato si divulgasse, tanto che gli Inquisitori si videro nella necessità di richiamare in vigore le vigenti leggi in proposito (2). Pertanto era uopo che il Governo si restringesse in pochi individui, e lo Stato dovea pur troppo correre gli eventi delle buone o triste deliberazioni loro. Questo ci può spiegare, come non ostante il frequente cambiam«nto delle persone nella Consulta, la politica rimanesse sempre la stessa. A confermare la quale, sopraggiungevano sempre nuovi intimorimenti ; ora era il Priuli capitano di Verona che annunziava aver rilevato da persona degna di fede (3), essere Bonaparte intenzionato di chiudere possibilmente i porti d’Italia, agl’ Inglesi ; di far passare (forse mettendosi egli stesso alla testa) una colonna di diecimila uomi- (1) Erano allora Filippo Calbo, G. A. Ruzzini, Gio. Grimani, Gio. Molin, D. Dolfin, Pietro Dona. (2) Consiglio X Parti segrete 3 ottobre 1796. (3) Raccolta cronol. I, 188.