18? a vicenda, e nella quale entrerebbero col re di Sardegna, l’imperatore, il papa', il re di Napoli e la Spagna per la sua parentela colla famiglia di Parma. Un giorno che il ministro conte di HauteviUe sollecitava, come il solito, per la lega, avendo il Sanfenno risposto che la Repubblica non avea motivo di temere, sicura coni’ era dell’ affezione dei suoi sudditi, avea quegli soggiunto : « Sì signore, ella ha ragione ; ma una diga fortissima di provideuza e di vigilanza nel Piemonte ha finora impedito ogni rivolgimento ; guai però se questa si rompesse ; se mai venisse rovesciata, come resistere allora ad un torrente che scorrerebbe violento ed orgoglioso ad inondare ogni angolo più remoto? Bisogna rinforzarla, prestarsi la mano reciprocamente. Quanto a me, riguardo le circostanze presenti come una contagione fierissima, alla quale conviene opporre forze moltiplicate e bene fra esse combinate : in somma riguardarla come un male fisico, come un fiume impetuoso. Yi ha opposto, ripeto, il Piemonte finché ha potuto, gli sforzi della più attiva vigilanza, ora conviene decidersi ; una mano sola non basta ; conviene poter imporre, e comunicando alla Serenissima Repubblica quan-t’ ebbi F onore di significarle per parte di S. M., il re è sicuro di aver a riconoscere anche in questa circostanza nelle deliberazioni dell’eccellentissimo Senato quella prudenza, quella maturità di consigli che formano il suo più grande elogio (1). » Tutto questo eccitava naturalmente in sommo grado 1’ attenzione del Collegio che aveva il primo maneggio degli affari, ed esposta la cosa nel Senato, ne nascevano serie discussioni. Fu deliberato alfine rispondere : che la tranquillità di cui godeva la Repubblica, il poco o niun ¡ (].) Raccolta cronologico-ragionata ecc, pag. 1G. Dispaccio 5 novembre 1791.