104 navigazione non solo non fanno cosa disonorevole, ma anzi di più fanno cosa assai grata al principe, perchè si rendono utili allo Stato, nulla vi è certamente a sperarsi. Posto adunque questo innegabil principio, il mio suggerimento diventa di sua natura assai semplice, ed è figlio di quelle riflessioni, che da’ primi anni ho appreso nella mia famigliare educazione, e che ho potuto fare in progresso sul sistema generale de’ tempi presenti e sulle massime de’ nostri maggiori. Propongo adunque, che sia stampato e diffuso un proclama (del quale mi faccio lecito con riverenza di accompagnare la formula a Vostra Serenità) il quale ravvivando le antiche massime del Senato protettore delle arti, del commercio e della navigazione, e padre amoroso de’ sudditi industriosi, ecciti non solo il veneto patriziato, ma i Nobili ancora della Terraferma e dello Stato, e tutti li sudditi costituiti in qualunque grado di civiltà, a coltivare e ad accrescere il commercio, tanto 1’ interno dello Stato quanto 1’esterno, o costruendo, o patrocinando, o interessandosi in bastimenti, o piantando e sostenendo fabbriche, o proteggendo, o dilatando le arti ed ogni genere d’industria ; assicurandoli che questo esercizio, anziché scemare la stima e il decoro della nobiltà, sarà gratissimo al principe, e saran riguardate tali persone con singolare predilezione, come cittadini e sudditi li più affezionati alla Patria e li più interessati al bene dello Stato. Nel pubblicare questo proclama Vostra Serenità non fa che seguire le antiche massime de’ nostri maggiori, per le quali si videro i nostri patrizii dediti alla coltura del commercio, dell’ arti e della navigazione, con utile sommo e con prosperità della nazione. Nè in prova di questo io anderò annoverando il numero de’ nobili uomini