214 ciò di .saligne die vi roatavaiió, e l’altro un luigi d’oro per possedere la fettuccia della coda o qualche capello di Luigi ». La notizia della morte di Luigi XVI empiva d’indignazione e d’ orrore i Senatori veneziani, che ne furono commossi fino alle lagrime. Angelo Querini che sempre sosteneva i robusti partiti, diceva non doversi lasciare più oltre a Londra 1’ ambasciatore Pisani col caiattere che avea di ambasciatore presso al re di Francia,, ma convenisse richiamarlo: con lui sentivano il senatore Andrea Giulio Corner ed il cav. Andrea Dolfin, mentre erano opponenti Francesco Battagia, Pietro Pesaro, Gio. Antonio Ruzzi-ni, dei quali prevalsero i pacifici sentimenti. Da ciò prendendo sempre più animo l’Incaricato francese signor de Henin presentò il 21 marzo (1) la domanda che a tenore degli ordini ricevuti dal suo governo gli fosse concesso esporre alla porta del palazzo dell’ ambasciata lo stemma della Repubblica francese. Per necessaria coerenza alla precedente condotta, fu pur uopo acconsentirvi, dichiarandogli il Senato (2), che nell’ esercizio del suo ministero continuerebbero costanti quei medesimi riguardi che si usavatio verso i ministri di tutte le altre potenze in Venezia residenti ; la qual dichiarazione volesse egli considerare come un novello pegno del desiderio di conservare quell’ amicizia, che felicemente sussisteva tra i due governi. Ma nel tempo stesso i nobili veneziani, spaventati alle notizie dei sempre crescenti eccessi della democrazia in Francia e delle vittorie delle sue armi al di fuori, parlavano con orrore di quei fatti, chiamavano i Francesi ribelli, sanguinarii, regicidi ; i fogli periodici colle loro (1) Esposizioni Principi Filze marzo 1793. (2) Ibid. 23 marzo.