351 aveva fatto scegliere il mezzo di parlare con me, e di esigere che io ne scrivessi a Venezia. — Mi mancherebbe il tempo di far passare per Peschiera questo dolente dispaccio in questa sera, se ad una ad una riferissi le cose discorse, per il che mi restringerò ad assicurare 1’ eccellentissimo Senato di aver cercato ogni strada in me/zo al dolore che mi trafiggeva il cuore, onde distoglierlo dalle annunciate disposizioni, e mi restringerò a dire d’ avere a grande stento conseguito che le ore qua-rant’ otto si riducessero a cinque o sei giorni ». Ciò scriveva Battagia il 23 luglio 1796 da Desenzano, poi soggiungeva il 24 da Brescia : « che il generale Bonaparte avea detto che 1’ armo era diretto solo contro i Francesi, mentre sino che gli Austriaci erano stati padroni dell’Adige non s’ ebbe alcuna gelosia, e questa avea incominciato soltanto quando i Francesi se ne impadronirono ; che il suo piano di guerra contro gli Austriaci non avrebbe portato di occupare Verona, i castelli, Legnago ed altri punti, ma di andare invece ad incontrarli prima che discendessero ; e che se al primo dei due partiti si era appigliato, ebbe per oggetto di porsi in istato di essere da un momento all’ altro padrone di tutta la Terraferma ; che sebbene la Repubblica di Venezia con una diffidenza, senza ragione ingiuriosa alla Francia, e fuori di tempo quanto all’ effetto, si fosse procurata tanta disgrazia, era ancora al caso di ripararla, poiché, mentre non sarebbe motivo di gelosia che precauzioni fossero da lei prese con le ordinarie forze delle armate grossa e sottile, avrebbe potuto ciò fare ancora con dignità, convenendo amichevolmente quanto al modo di disarmare, del che domandava per primo passo d’ essere assicurato. Disse varie volte che la condotta della Repubblica di Venezia in questi ultimi tempi era tale quanto alla diffidenza, come se avesse a fare con Van-