194 dovette obbedire,' pronunciare lo spodestamento del re, e decretare la convocazione di un Consenso nazionale per gettare i nuovi fondamenti dello Stato. c Colgo il momento di scrivervi coll’ occasione che spedisco al Senato un espresso con mio dispaccio, scriveva l’ambasciator veneto Alvise Pisani ad un suo amico (1). Mai più in vita mia credo che si possa vedere un così terribile spettacolo d’orrore, disangue e di spavento. Nella giornata delli 10 corrente sull’ ora del mezzogiorno il popolo furente affrontò il castello reale armata mano, approntandovi il cannone. Si sono sentiti moltissimi spari di cannone, che lo hanno mezzo distrutto ed atterrato. Si gridava tumultuariamente Vogliamo il fíe, dov’ è il Re ? Non 1’ hanno ritrovato perchè tutta la famiglia reale, avvertita un’ ora prima, erasi rifugiata nella casa dell’ Assemblea vicina. Si fece grandissima strage degli ussari e dolle guardie che custodivano il castello, e si calcola il numero delli morti fra 1’ una e 1’ altra parte a tre mila e più persone. La confusione e lo spavento non mi lasciano dipingere quel quadro capace di atterrire qualunque delli spiriti più forti. Vi dirò che dalle finestre del mio palazzo oltre il rimbombo delle grosse artiglierie, che facevano tremare la mia casa, si vedeva scorrere a rivi il sangue. Considerate la mia presente situazione. « Ricoveratisi alquanti ussari feriti nel mio palazzo, vengono essi inseguiti da centinaia di persone. Io faccio chiudere le porte perchè non si affolli la gente, ed ecco che si affolla truppa armata alla porta di strada che grida : sig. ambasciatore, avete in casa vostra ricoverato il re; lo cogliamo. Da allora, inspirato da coraggio sopra naturale nella mia fisica situazione, facendo prima volare (1) Filza Cicogna.