% 20 e schiamazzi ancor maggiori che alla partenza, seco recando i rilievi della mensa a confortare i palati de’ loro uomini e fanciulli, potendosi invero riguardare quel dì siccome giorno della emancipazione della donna. In generale allegro, vivace, inclinato al divertimento era il popolo veneziano, facile alle risse e, particolarmente tra i barcaiuoli e i beccai, pronto a metter mano al coltello ; non serbava però a lungo il livore, e ben presto succedevano le riconciliazioni, prevalendo l’animo disposto a carità, a compassione, perfin verso i nemici. Quantunque religioso per sentimento e consuetudine, cercava tuttavia anche nella religione l’esterna magnificenza, il fascino de’ sensi, e ad onta di tutte le leggi punitive rigorosissime, non sapeva astenersi dalla bestemmia divenuta in esso, fin da antichissimi tempi, abitudine. Comunemente sobrio, di poco e grossolano cibo si contentava ; le osterie frequentava assai meno che _ora ; forse un quarto appena degli artigiani e de’ barcaiuoli vi passava le ore notturne ; il resto, compiuto il lavoro del giorno, si restituiva in seno alla sua famiglia (1). Professione 'favorita dei popolani di Venezia essendo sempre stato il maneggio del remo, poco alle altre si applicavano; divisi per antica derivazione da’due estremi confini della città, s. Nicolò e Castello, in due fazioni, quella per la maggior parte di gondolieri, questa di marinai, emule, ma non nemiche, non vennero mai a quelle guerre civili che insanguinarono le altre città d’Italia. Ma da (1) Avea certi cibi in giorni segnalati, come le anguille, il salmone, i cavoli crespi, la mostarda, il mandorlato alla sera della vigilia di Natale ; le paste dette raffioli, la gallina d’India, il fior di latte (panna) negli ultimi giorni di Carnovale; la cece il primo giorno di quaresima, l’agnello e la focaccia a Pasqua, l’anitra al primo d’agosto, la pasta detta le fave il dì de’ morti ecc.