444 per li quali la Rivoluzione sempre avanzò fino all’ intera distruzione della Monarchia e del Monarca. Sebbene ciascuno de’ partiti superiori iosse non solo d’interessi diviso, ma per pretensioni, nimico del suo vicino, con tutto ciò venuto dopo la rivolta il momento d’entrare in lotta contro l’autorità reale, ciascuno misui’ò la pochezza delle proprie forze rim-petto a quelle del Re, e la necessità dell’unione e dell'appoggio. Questo appoggio si riconobbe nella enorme massa popolare, ed a questa ciascuno si uni. La sovranità del popolo fu proclamata, senza apporvi nè limiti, nè temperamenti, dacché in allora si credette di farne non già un vero Sovrano, ma un interino simulacro di sovranità. A lui si profusero adulazioni, a lui si posero in mano le armi e si pensò, che mentre esso colla spada atterrirebbe, o abbatterebbe, gli altri maneggierebbero lo scettro per lui. L’Assemblea Nazionale dichiaratasi da per sè stessa rappresentante di questo popolo, ne divenne per conseguenza la guida, ed in essa non per diritto d’elezione libera, ma per fatto di tumultuario consenso la sua volontà e le sue forze si concentrarono. Per confondere vieppiù insieme questa massa ed aggregarla in unione, si fecero tutto d’un colpo disparire le differenze di classi, di privilegj e fin di provineie ; alla rinfusa si acconsentirono tutte le domande, si levarono tutte le doglianze, si empirono tutt’ i desi-derj, nè mal avvisò chi da quel tempo previde, che le abolizioni servirebbero a più unire il popolo tra loro, e le intemperanti concessioni ad unirlo a sè. Cosi le due giornate, quelle cioè del 1. giugno 1789 nella quale gli Stati generali si dichiararono per loro stessi Assemblea Nazionale, e la notte del 4 agosto del medesimo anno, nella quale in mezzo alla comune effervescenza si sospesero le imposte odiose, si soppressero le distinzioni di classi, li privilegj e d’individui e di provineie; li diritti, e di feudi e di caccie ; si abolirono, o si commutarono le decime, si debbono computare tra le principali epoche che consolidarono il già arrivato, e fissarono il destino dell’avvenire. Da quel momento l’Assemblea divenne centro di unità, e l’esperienza delli avvenimenti posteriori dimostrò che niuno, nè uomo, né partito, comandò più in Francia, che comandando per lei, o in lei. Il seguito della Rivoluzione non fu che un seguito di fazioni delle quali l’una soprafece l’altra ; ma ogni fazione per dominare la Francia, dovette dominar nel suo tempo l’Assemblea. Così i Costi-