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gnificanti della nostra Piazza, ch’è quella di Rech e La-minitz.
    L’ altra rinomata ditta Benetto Erman, che si calcola sino a quest’ ultimi J;empi la più ricca e danarosa, che avesse la-veneta Pia2£a, dispose una gran parte de’ suoi capitali nell’ acquisto di ricchissime Signorie e Baronie nello Stato austriaco ; e cessato finalmente di vivere, si vede anche la massima parte de’ fondi ed effetti, che qui rimanevano, devoluta a’ suoi nipoti domiciliati in Austria, non essendo rimasto in Venezia che un solo nipote (oscuro e per il nome e per l’attività) a intraprendere con la minima porzione de’ capitali, che ragionevolmente passeranno anch’ essi tra poco in estero Stato.
    Se il Genovese, 1’ Olandese, il Tedesco fossero stati veneti, lo Stato di Vostra Serenità non avrebbe perduto dei milioni, e la sua Piazza avrebbe tre ricchi capitalisti mercanti.
    È vero, che non vi è legge che impedisca, che gli esteri mercanti dopo aver raccolto facoltà considerabili nel nostro Stato passino a goderle in alieni paesi; ma i nostri maggiori senza ciò positivamente impedire, facevano tendere la nostra legislazione al centro, che i Veneti potendo far ogni negozio liberamente, non lasciavano ai forastieri, che la facoltà di esercitare i loro particolari mestieri ; non essendo neppur permesso ai Tedeschi, che stavan nel fontico (con la legge 1395, 6 luglio) di negoziare in Levante ; di modo che tutta la antica legislazione tendeva al bene del suddito nazionale.
    Le rivoluzioni che successero in Europa, le nuove scoperte, e sopra tutto le nostre ostinatissime guerre col Turco fecero cambiare l’antica costituzione e il nostro modo di pensare ; e quantunque non vi sian leggi, che taglino le antiche, le cose j)erò presero un nuovo aspetto Vol. IX	13