•280 veagli sì banevolmente dato asilo, che s’ era mostrata sempre tanto affezionata alla sua casa, che pochi anni passati, avea fatto sì splendide accoglienze all’ altro suo fratello conte d’ Artois ; qual diritto era in lui di voler avventurare colla sua presenza uno Stato -amico ? qual obbligo in questo di continuare ad albergarlo ed esporsi alla collera della Francia, dacché egli stesso, col mutato contegno, aveane eccitate la gelosia e 1’ inquietudine, dacché repugnava di trasferirsi a Roma, ritiro allora d’ altro sfortunato pretendente (1), nè volea restituirsi a Torino d’ onde era partito, nè a Vienna, nè a Londra, le quali pure s’ erano fatte intendere, che la sua presenza non avrebbero grata? Forse sarebbe stata più generosa risoluzione 1’ allontanarsi spontaneamente al primo sentore di quanto si agitava sul conto suo, e togliere la Repubblica al doloroso bivio, o di attirarsi la collera della Francia, o di calmarla a prezzo di un nuovo avvilimento. Ma dacché il conte pur nel suo divisamente persisteva, stretto il Governo dalia necessità, prese il partito di tanto insistere e invigilare il conte che finalmente di decise a partire (2). Però lasciava prima una lettera al sig. di Mor-dinoff ministro plenipotenziario di Russia a Venezia (3), nella quale intitolandosi Luigi re di Francia e di Navarra, (1) Oarlo Eduardo Stuard. (2) Viaggiava travestito e tenendo strada diversa da quella che faceva credere. Il duca di La Vauguyon traversando il Tirolo si faceva credere il onde 1’ ambasciatore inglese Macartnev scriveva da Monaco al Carlotti il 30 aprile : « Le stratagème du roi a parfaitement réussi. On est persuadé que c’était lui même qui a diné à Innsbruck dimanche passé. L’aubergiste m’assura qu’il connaît bien la Majesté très chrétienne et qu’ elle lui a parlé fort gracieusement. Vous voyez donc que le due de la Vauguyon a joué parfaitement le roi ». Ibid. (8) "20 Aprile. Nel rapporto degl’inquisitori 7 maggio Parti segrete Oous. X, vi sono le lettere in francese.