401 austriache era venuto a guastare ogni cosa ; tutte le botteghe da caffè, tutte le piazze risonavano d’ elogi al vecchio Wurmser preconizzato come liberatore d’ Italia, parecchi nobili veneziani eransi fatti evidentemente capi di parte, abbandonandosi ad una gioia ridicola ed indícente. Le nuove vittorie francesi li raumiliarono, ma non li resero più savii. Che cosa fece il governo per imporre ad essi silenzio, e distruggere 1’ impressione pericolosa che la loro condotta faceva sul popolo ? Nuli’ altro che mandar lettere ai rappresentanti delle città e ai capi delle Comuni, che hanno arrestato soltanto momentaneamente i progressi della effervescenza ; proclami riguardosi che non hanno avuto alcun effetto ; erasi proibito nei caffè di parlare nè pro’ nè contro le potenze belligeranti senza che nessuno vegliasse all’ esecuzione di questo divieto. Furono disegnati alcuni individui che colle loro favole ingiuriavano ai Francesi ; fu denunziata 1’ orgia de’ Veronesi in casa dell’albergatore Petrillo, ma nessuno fu punito, eccetto un caffettiere, al quale fu fatta chiudere per alcune settimane la bottega, e che non è men fanatico in oggi; si proibi nei caffè la lettura di gazzette straniere, che pur sole potevano distruggere le menzogne delle nazionali ; si espulse qualche prete, qualche fuoruscito, ma non furono già espulsi nè puniti gl’ intriganti, bensì per la più parte soltanto cittadini tranquilli ed oscuri, e supposti di avere qualche comunicazione indiretta colla legazione francese, di modo che gli abitanti di Venezia di tutte le classi non osano appressarsi a questa senza speciale licenza. Che cosa sperano gli agitatori ? Sollevando il popolo e i contadini, essi provocherebbero soltanto l’incendio e la devastazione. Sperano nel successo delle truppe d’Austria, nuovamente disfatte ? Ella è dunque cosa indispensabile che il Senato imponga loro silenzio, che apra Yol. IX. 61