158 sizione, quando fu preso a trattare del modo di rendere il suffragio. Pretendeva il terzo Stato che perchè quello non fosse illusorio dovesse farsi per individui, non per ordini, considerando che la conformità dei sentimenti nella nobiltà e nel clero avrebbe dato a questi due ceti sempre una preminenza a confronto del voto del popolo ; rifiutavano quelli ostinatamente, e la disputa s’infervorava. Già erasi dileguato il primo entusiasmo destato al-1’ apertura dal discorso del re, che prometteva miglioramenti e sollievi, chiudendo colle parola : « Tutto ciò che può attendersi dal più vivo interesse pel pubblico bene, che può domandarsi ad un sovrano e primo amico de’ suoi popoli, potete e dovete sperare dai miei sentimenti » ; e le menti più non si occupavano che del sostenere i propri privilegi da una parte, d’ invaderli e di atterrarli dall’ altra. Alfine Mirabeau sciamava : « Un mese è già passato e bisogna decidersi». Sièyes sostenendo il terzo Stato, dal canto suo mostrava : come questo avea invano accolto di buon grado tutte le proposte conciliazioni, invano spiegata ogni condiscendenza, non potersi più oltre differire la grande causa nazionale per cui erano stati convocati, senza mancare al proprio mandato, doversi fare agli altri ordini un ultimo invito a trasferirsi dalle loro sale particolari che occupavano, a quella destinata alle generali adunanze, ove si trovava raccolto il terzo Stato. Pochi piegarono all’ intimazione, e il terzo Stato, senza più oltre badare, passò da sè alla verificazione dei poteri, e si costituì formalmente il 17 giugno in Assemblea nazionale, cambiando così totalmente l’indole della convocazione, la quale da semplice adunanza degli Stati, si tramutò in vera rappresentanza nazionale. Tentarono' gli altri ordini di opporsi, credettero in-