416 na, vi assicuro, di aumentarli dal centuplo, e di esagerarli con racconti favolosi, seppur non prodotti da malizia, almeno estremamente ridicoli. Io darei mia smentita formale a colui che osasse sostenere che negli Stati di Venezia sia stata una sol donna violentata dalle truppe francesi. Non dovrebbesi pensare, alla lettura di quella nota ridicola, che tutte le proprietà fossero perdute, che non esista più una chiesa, nè una donna rispettata nel Veronese e nel Bresciano ? « La città di Verona, quelle di Brescia, di Vicenza, di Bassano, insomma tutta la Terraferma dello Stato Veneto soffrono molto da questa lunga lotta, ma di chi n’ è la colpa ? Ella è di un governo egoista, che restringe alle isole di Venezia tutta la sua sollecitudine e le sue cure (1), sagrifica i suoi veri interessi a’ suoi pregiudizii e alle sue passioni, e il bene della nazione intera veneziana ad alcune ciarle da conversazione. Certamente, se il Senato fosse stato mosso da qualche interesse pubblico, a-vrebbe riconosciuto che questo era il momento di chiudere per sempre il suo territorio agli eserciti indisciplinati dell’Austria, e di proteggere i sudditi suoi e guarentirli per sempre dal flagello della guerra. Mi si minaccia di far nascere torbidi e di far sollevare le città contro l’esercito francese. Il popolo del Vicentino e del Bassanese sa contro chi ha a rivolgersi per i mali della guerra e sa distinguere la nostra .condotta da quella delle armi austriache. Parmi si voglia gettarci il guanto. Siete voi a ciò autoriz- (1) Bene avvertiva Bianchi Giovini nella sua traduzione di Darù IX, 24: Se i Veneziani non armavano erano vili, poltroni, Bonaparte gli sgridava che non sapevano difendere le piazze dagli Austriaci, che si erano lasciati sorprendere Peschiera ecc. ; se armavano, cosa volevano fare/con quelle armi? — Non erano gli stessi Francesi che avevano impedito qualunque invio di forze a tutelare la Terraferma, e rimandati gli Schiavoni dalla stessa Verona ?