29 afferrava a s. Giorgio. Fiaccole di pece e catrame ardevano tutto lungo la riva, e dall’ approdo fino alla chiesa era costrutta apposita elegante galleria, per la quale passava il doge e il suo corteggio per mezzo alla truppa dalmata, che 1’ accoglieva nella sua divisa militare da gala, con bandiere spiegate, e musica sonante (l), mentre dalle altre barche scendevano numerose le venete dame, vestite a nero, con lungo strascico, coperto il volto di finissimo velo pur nero, e con grande sfarzo di ricchissime gioie. Entrava tutta la comitiva devotamente nel tempio accalcato di popolo, e compiuta la religiosa cerimonia, altro abbagliante spettacolo offeriva il ritorno pel numero immenso di barche, l’affollamento della moltitudine sul-1’ una e 1’ altra sponda, il misto che la festa presentava di religioso e di nazionale. Non lungi dalla piazza di s. Marco sorge il magnifico Tempio di s. Zaccaria. Eravi attiguo un antichissimo monastero fondato da Giustiniano Partecipazio nell’ 827, profittando delle liberalità dell’ imperatore Leone, consunto poi dal grande incendio del 1105. Correva tradizione che visitato nell’855 da papa Benedetto-HI e regalato d’indulgenze e di corpi santi, la badessa che allora era Agnese Morosini, a onorare il doge Pietro Tradonico nella sua visita, gli presentasse in dono quel ricchissimo berretto d’oro, perle e gioie, eh’ ebbe poi dalla sua forma il nome di corno ducale. Comunque sia di questa tradizione, era una vera festa per quelle monache il vedersi ogni anno processionalmente visitate dal Principe il secondo giorno di Pasqua, il quale in quel di a modo di riconoscenza faceva loro vedere in un bacino il prezioso gioiello, che il popolo pure affollavasi ad ammirare. (1) Giustina Michiel, Origine delle feste Veneziane, t. II, 34MÌ1. 1889.