285 l’occupazione prestando trenta milioni al suo governo, e accettando presidio francese nei forti della costa. Nulla potevano dunque i Genovesi in favore della lega e dovea-no anzi mettere ogni impegno nel serbare la più stretta imparzialità (1). Eguale contegno era imposto dalla condizione delle cose a Venezia, i cui Stati sebbene non ancora immediatamente limitrofi al sito della guerra, potevano però tali divenire ; sul qual proposito scriveva taluno agl’ Inquisitori di Stato : « I Francesi cercheranno pretesti anche con Venezia sicuramente. Per ciò armi, se non vuol esser calpestata, e armi bene (2) ». Inutili parole ! Mentre tali erano le condizioni d’ Italia, assumeva con grandi speranze il comando dell’ esercito austriaco il generale Beaulieu, sostituito al Devins. Vecchio di settan-tasei anni, supponevasi che 1’ esperienza avesse a supplire in lui al difetto che dall’ età potessegli derivare di vigore e d’ operosità, nel tempo stesso che per singolare contrapposto trovavasi alla testa de’ Francesi un giovine senza esperienza, ma tutto ardore guerresco, infaticabile, e che ben presto dovea acquistarsi un nome famoso al paro di quello dei più grandi capitani dei tempi antichi e moderni. Bonaparte avea poco più di ventisei anni. Partitosi da Parigi per recarsi ad assumere il posto che gli veniva confidato, arrivava al quartier generale di Nizza il 20 (1) Comunicazione degl’ Inquisitori sulle molestie che dava il ministro Faipoult alla Repubblica di Genova con note inquietanti, la prima lagnandosi delle preghiere che le donne facevano con qualche straordinario concorso alla Madonna del Monte, e la seconda per alcune armi introdotte clandestinamente ; « e pare che da parte dei Francesi si studino pretesti per attaccar Genova, o almeno farle una visita simile a quella di Livorno, e la sua neutralità armata senz’armi va a rischio di costarle assai cara ». Segreta Consiglio X, 25 luglio 1796. (•2) Ibid.