27 di s. Marco per ascoi tare col suo Consiglio la Mossa, appositamente posta in musica dal maestro della ducale cappella, dopo la' quale le Scuole grandi, che aveano già prima girato la piazza col solito sfoggio 'di argenti e di cere, e coll’accompagnamento di musicali ¡strumenti, presentavano a Sua Serenità superbi doni di torcie e candele vagamente disposte in forma di trofei. Durante la processione solevano per antico costume lanciare in alto lo stemma di un leone d’oro gridando Viva s. Marco, grido che il popolo plaudente replicava con entusiasmo. Apposite arcate, coperte da finissimi panni, annunziavano .la processione della festa del Corpus Domini. V’ interveniva il doge nella più cospicua e pomposa delle sue vesti, preceduto dal suo solito corteggio, e accompagnato dalla Signoria, da tutte le dignità della Repubblica, dal gran Cancelliere, dalla Cancelleria ducale e dal-l’intero corpo del patriziato, ogni individuo del quale teneva al fianco, a ricordo degli antichi pellegrini, un poverello vestito in quel di a spese del pubblico d’una veste di color nero, che poi gli restava egualmente che la candela, cui aggiungevasi ancora il dono d’ un ducato. V’ intervenivano pure, secondo il prescritto cerimoniale, i Capitoli dei canonici di s. Marco e della Cattedrale di san Pietro, le nove Congregazioni del Clero secolare, tntt’ i regolari, le sei Scuole grandi, le minori pie Confraternite, gli orfanelli dei quattro Ospizii. Il Patriarca, sotto un magnifico baldacchino di seta, d’ oro e di gemme portando il.Santissimo, soffermatosi in alcuni siti della piazza, dava al popolo la benedizione. L’ ultima finalmente delle sacre funzioni a cui intervenisse il doge col suo Consiglio nella Basilica di s. Marco, era quella celebrata il di di Natale, con apposita musica della cappella ducale e grande solennità. Ma anche