56 Caterina Dolfìn Tron colta dama sua protettrice, contengono solo lamenti delle sue infermità e altre querele, non sempre giuste, sulla sua sorte. Nessuno però potè giungere a tanto viva dipintura dei costumi, nessuno fece assaporare la vera commedia, nè portò questa a più alto grado di perfezione di quello facesse Carlo Goldoni. Le sue Memorie, eli’ egli scrisse, siccome era allora di moda, manifestano, in mezzo ai tanti casi della sua vita, una irresistibile vocazione al teatro e a riformare il gusto che allora prevaleva delle commedie a soggetto, cioè a dialogo improvvisato, commedie le quali molto invero aveano dello sconcio, ma che ben regolate avrebbero potuto tuttavia in qualche parte conservarsi essendo piene di vita, di spirito, di arguzie, chiedenti intelligenza e cultura nell’attore, che ora, invece, è per così dire stereotipato (1). Carlo Goldoni, inteso a calcare una via affatto diversa da quella tenuta da Carlo Gozzi, fratello di Gaspare, che appunto allora, allo scopo di abbattere il suo emulo, faceva a furia rappresentare sulla scena le sue fiabe spettacolose, piene di trasformazioni, di magie, di gente di tutte le classi, e per la maggior parte a soggetto, tolse in vero insieme coll’ abuso anche 1’ uso, ma il suo teatro divenne istruttivo, morale, vero ritratto del suo tempo, più che qualunque storia (2). Ei ben sapeva però che le innovazioni si vogliono gradatamente operare affinchè penetrino nel popolo e mettano salda radice, e perciò accolse in parecchie delle sue commedie le maschere allora d’ uso, si valse del dialetto, e solo a poco a poco s’innalzò alla vera commedia italiana, rimanendo per altro sempre di gran lunga superiore (lì Gavi Domenico, Lezioni su Goldoni, Milano 1826. (2) Mori il Goldoni a Parigi, ove fu maestro di lingua italiana delle reali principesse di Francia, nel febb. 1793. Notizia 12 feb. Carte Inquisitori.