133 Dai complesso delle relazioni adunque ci risulta che gli Stati veneti della Terraferma erano negli ultimi anni in una via di progresso quanto alla prosperità materiale, la quale sarebbesi in seguito coi provvedimenti che si andavano facendo, a poco a poco sempre più migliorata, ma che la sicurezza personale e la giustizia non vi erano sempre tutelate, per modo da non lasciare ancora molto a desiderare, non ostante gli sforzi indefessi dei Rettori per ridurre le cose a miglior ordine. Ciò derivava principalmente dal gran numero di mal viventi e vagabondi, sopratutto nelle terre di confine, dall’ uso non mai potuto abbastanza reprimersi delle armi, dalla insufficiente e poco operosa forza armata, dai particolari statuti e dalle forme forensi delle varie provincie. Il lusso e 1’ amor dei piaceri e della vita molle d’ altronde da per tutto si propagavano ; mancava un forte nesso che le provincie stringesse alla capitale, e che i prossimi avvenimenti avrebbero reso più che mai necessario. Gli stessi difetti governativi, anzi in proporzione assai maggiore, erano a riconoscersi nelle provincie marittime. L’Istria, venuta in potere della Repubblica dopo 1’ acquisto del Friuli (1), era divisa in diciotto territorii, governati tutti da patrizii veneti, subalterni al podestà e capitano di Capodistria, eccettuato il solo capitano di Pinguente, detto di Raspo, il quale, d’ ordine senatorio, avea la particolare ispezione sopra tutt’i boschi della provincia (’2). Il podestà di Capodistria dovea una volta 1’ anno visitare tutta la provincia, a pubbliche spese, per sollievo dei popoli, per vegliare alla buona amministrazione della giustizia e dei luoghi pii, e alla regolarità delle leve delle cernide (mi- (1) Vedi questa Storia, t. IV, pag. 82. (2) Fcrmaìeoni. Topografia Veneta t. II.