206 solita corriera di Padova, proseguendo poi il viaggio a piedi, non ostante il rigore della stagione. Invano s’ era adoperato a trattenerlo l’Incaricato di Francia, cui sommamente spiaceva perdere, coni’ egli diceva, un capace secretano ed amico da sei anni e ciò a causa d’ uno sconosciuto che sostenendo il personaggio infame del sicario, violava in modo sì nuovo ed ingiurioso il diritto delle genti e le leggi della società, clic burlavasi della religione scegliendo un sacerdote a rappresentare una parte sì equivoca, che, penitente di singolare natura, spacciava di voler fare la confessione del meditato delitto per poi minacciare ancora, e offrire quindici zecchini alla sua vittima, come prezzo che asseriva assergli stato pagato per prezzo dell’ assassinio. Così sponeva il fatto il memoriale dell’ Henin, e continuava : « A quel proposito uno sconosciuto si permette simili eccessi in una città ben governata? Chi ha potuto ordinare questo delitto ? E esso una vendetta privata ? Chi è il crudele che ha dato quindici zecchini per far commettere quest’ assassinio ? Qual è lo scellerato che se n’ è incaricato ? Che vuol dire quel suo singolare rimorso a’ piedi d’uri religioso, che incarica in seguito di rivelare la sua minaccia ? Perchè non teme egli la collera del suo committente, che iu tal modo tradisce ? Perchè farci entrare un prete, un confessore che inscientemente diviene un istrumento di terrore affine di scacciare da Venezia il suo segretario ? e quali sono le colpe di questo ? L’ Alessandri nativo di Trento, dell’ età di cinquantasei anni, d’ indole dolce, tranquillo, scarso parlatore, di vita ritiratissima, non partecipe di alcuna società segreta, non esagerato in alcuua opinione, essersi mostrato nel corso di sei anni e mezzo sempre irreprensibile, attendere fedelmente, dopo detta la messa ogni mattina, al suo ufficio